Scritto e diretto da Alfredo Arciero
Ispirato dal testo di Adolfo Ferraro "Sunny Days - le ore hanno i minuti contati" di Ferraro Ciannella (Rogiosi Editore, 2017)
Prodotto da Muse Molise a.p.s.
In collaborazione con Cargo Film
Progetto sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese - Unione delle Chiese metodiste e Valdesi
Con il patrocinio morale di:
Fondazione Premio Napoli
Film Commission Regione Campania
Società Italiana Formazione Psichiatrica Penitenziaria e Forense (S.I.F.P.P.)
Cast
Angelo Orlando
Marco Caldoro
Barbara Petti
Matilde Caterina
Giuliano Pietronigro
e con
Maria Luisa Colitti Caressi - Adolfo Farrari - Alfredo Arciero - Davide Palladino - Christian Calabrese - Riccardo Gentile Lorusso - Angelo Paolucci - Emilio Falco - Claudio Sclera
Aiuto Regista Simone Zeoli
Direttore della fotografia William Mussini
Fonico in presa diretta Roberto Faccenda
Montaggio William Mussini
Scenografia e costumi Michelangelo Tomaro
Truccatrice Viviana Lalli
Assistente alla regia Federico Silvestri
Musiche originali de La suonata balorda
Scheda IMDB https://www.imdb.com/title/tt12237032/
SINOSSI
Un manicomio criminale. Quando viene chiamato da un infermiere, Marco, 50 anni, barba incolta e sguardo assente, appare nervoso. Lo è ancora di più quando l’addetto lo scorta lungo il corridoio. Vedere altre anime in pena come lui non gli fa bene. Gli ricorda chi è e lui non vorrebbe ricordarlo. Anzi. Vorrebbe cancellarsi. Vorrebbe andare via anche quando entra nella stanza dove lo attende il suo psichiatra, come d’accordo. Devono parlare e provare a capire se ci sono stati progressi.
Stordito e insonnolito, Marco si raffredda quando vede nella stanza una telecamera che riprenderà il colloquio. Non vuole sedersi, ma l’altro lo convince, dicendogli che con ogni probabilità non ci saranno altre occasioni. Pertanto gli converrebbe sfruttarla. Alla fine Marco cede. Prende posto di fronte al medico e inizia a parlare. “Era una giornata di sole... “
Marco parla della sua famiglia, delle giornate che scorrevano tutte uguali, con i suoi genitori che lo ignoravano, avevano paura di lui e lo tenevano sempre a distanza. L’unica che gli sorrideva era Carmela, la giovane donna delle pulizie. Mentre continua a prendere appunti, lo psichiatra incalza Marco. Vuole sapere tutto. Vuole sapere quando Marco ha iniziato a sentire le voci.
Al ricordo Marco si irrigidisce, ma sa che non può fermarsi. Ha capito che se non si aprirà, quel colloquio si trasformerà in una trappola. Deve dire tutta la verità. Una verità troppo a lungo occultata dietro un castello di bugie che dovranno giocoforza essere svelate. Per primo a sé stesso.
Urla, pianti, allucinazioni, pensieri, astronavi aliene, risate, alla fine, sollecitato dallo psichiatra, Marco riesce a ricostruire alcuni confusi frammenti delle ore che hanno preceduto il fatto che ha determinato la sua condizione odierna. Ha ucciso una persona. Perché lo ha fatto?
Lui non è cattivo. Voleva solo un po’ di attenzione. Voleva che qualcuno si accorgesse di lui.
Lo psichiatra è commosso. Sa bene lo sforzo a cui sta sottoponendo il suo paziente, ma sa bene che se andranno fino in fondo, per Marco potrebbe aprirsi un nuovo percorso. Una nuova speranza.
E non solo per lui.